Self-determination

La casa era sita su una strada secondaria nella zona più periferica della città, non esattamente tagliata fuori dal mondo ma abbastanza seclusa da essere facilmente ignorata, come un elemento di trama presentato allo spettatore in una manciata di fotogrammi in un film, stile “Blink-and-you’ll-miss-it”. Circondata da siepi fiorite e grossi cespugli, e con un lato quasi interamente coperto di rampicanti, la casa si confondeva facilmente con il paesaggio.

Ashley si strinse nelle spalle, l’ansia che divorava ogni centimetro del suo corpo e della sua mente, e prese una serie di respiri profondi. Frequentava l’internet e i suoi subreddit con abbastanza assiduità da aver letto diverse storie dell’orrore di ragazze che, spinte all’estremo dal recente sovvertimento legislativo, si erano rivolte alla persona sbagliata perché le aiutassero a liberarsi del loro... problema. 

Drogate e isolate dal mondo, molte di quelle ragazze si erano svegliate con diversi organi in meno rispetto a prima dell’intervento, e quelle erano le ragazze fortunate. Le storie delle ragazze sfortunate le avevano raccontate i genitori, distrutti dalla perdita, ritrovatisi a desiderare che la propria figlia si fosse confidata con loro, che fosse esistito un modo per prevenire tutto quello.

Ma che scelta aveva? Provare rimedi “casalinghi” era rischioso tanto quanto, ma avrebbe dovuto trovare un modo per disfarsi del sangue e tutto il resto, o inventarsi qualcosa di effettivamente convincente per spiegare ai suoi la situazione.

Benevoli, ma estremamente bigotti e tradizionali, i suoi genitori si erano sposati quando sua madre era rimasta incinta a 17 anni. Joshua l’avrebbe pure sposata, si sarebbe “preso le sue responsabilità”, lei però non voleva figli, non ne aveva mai voluti e se solo quel cazzo di preservativo non si fosse rotto, se solo la maledetta farmacista le avesse dato la cazzo di pillola del giorno dopo, non si sarebbe dovuta trovare in questa situazione.

La sua migliore amica Evelyn sapeva dove si trovava, ed aveva istruzioni precise di chiamare la sua famiglia e i suoi genitori se non avesse avuto sue notizie entro le successive 6 ore; più di così non sapeva che fare.

Prese un ultimo respiro profondo e percorse il sentiero che conduceva all’uscio. 

La porta era socchiusa, Ayanna la stava aspettando con té e biscotti, il che era estremamente strano.

“Non è raccomandabile stare a digiuno prima di un qualsiasi intervento di chirurgia? Per evitare che si respiri il vomito o qualcosa del genere?” 

Suo zio era stato sotto i ferri qualche mese prima, e si era lamentato in continuazione del fatto che il giorno dell’operazione era stato a digiuno tutto il giorno.

“Benedetto il tuo piccolo cuore” aveva detto Ayanna “Sei bene informata, ma non è quel tipo di intervento che faremo oggi”

“Allora è il tè? Come funziona? Lo bevo e poi aspetto che faccia effetto qui?” Ashley aveva sentito che in tempi più antichi le donne inducevano parti e aborti usando erbe medicinali, e Ayanna aveva tutta l’aria di una donna che aveva familiarità con le piante e le erbe.

Ayanna scosse la testa, mentre la invitava a sedersi e prendere una tazza “Il tè è per metterti a tuo agio. La situazione in cui ti trovi è sicuramente spaventosa e spiacevole, e probabilmente venendo qui ti sarai chiesta se da questa casa uscirai viva e con tutti i tuoi organi intatti”

Colto nel segno. Ashley non riuscì a trattenere una risatina, ma ben presto si ritrovò a singhiozzare violentemente, e dovette posare la tazza per non rovesciare tutto il tè. Ayanna la avvolse in un abbraccio, e mentre lei dava sfogo a tutte le sue paure prese ad accarezzarle i capelli e la schiena.

“Shhhhhh” sussurrava “Quello che sta succedendo è disdicevole, è normale avere paura. Fai uscire tutto quanto.”

Ci volle un po’ prima che Ashley fosse in grado di sostenere di nuovo una conversazione.

“Sei una ragazza sveglia, ed io non ti racconterò bugie” disse Ayanna “Le cose stanno così: io sono un’Aswang. Mi nutro principalmente di sangue, ma ho deciso di mettermi al servizio di tutte voi poverette in cerca di una via di uscita da questo troiaio che il vostro governo ha creato”

Seguì un momento di pausa, mentre Ashley processava quello che le era appena stato riferito. Ayanna raccolse le tazze e il piatto dei biscotti per metterli da parte.

“Posso estrarre tutto quello che si trova nel tuo grembo, senza che tu soffra e se desideri non ricorderai nemmeno come il tuo problema si sia risolto. L’unica cosa che non posso garantire è che tu sarai ancora in grado di generare figli dopo che qui avremo finito.”

“Quindi... io ci guadagno un aborto in sicurezza, e tu un pasto gratis?” disse Ashley per assicurarsi di aver capito bene “Ed io uscirò da qui viva, ma forse sterile?”

“Precisamente” confermò Ayanna “Devi dirmelo adesso, se vuoi procedere e se vuoi che ti cancelli i ricordi”

“Procediamo” annuì Ashley “E non voglio ricordare, ma... posso guardare?”

Poche ore dopo Ashley si congedò da Ayanna e si diresse alla fermata dell’autobus che l’avrebbe riportata al mondo “civilizzato”, da Evelyn (dove, aveva detto ai suoi, avrebbe trascorso la notte per un pigiama-party). 

“Com’è andata? Come ti senti?” furono le prime parole ad uscire dalla bocca di Evelyn mentre stringeva la sua amica in un fortissimo abbraccio. Era stata preoccupata a morte.

“Tutto fatto. Mi sento confusa ma... più leggera” fu la risposta, e mentre si dirigevano in casa, Ashley si sentì profondamente grata a quella donna gentile che l’aveva aiutata. Bizzarro che aiutasse donne e ragazze ad abortire, quando lei stessa appariva gravida.

Se Ahsley avesse conservato i suoi ricordi, si sarebbe ricordata di come giaceva distesa sul pavimento, scoperta dal ventre in basso. Si sarebbe ricordata di come Ayanna aveva aperto il suo ventre e il suo torace con la stessa facilità (e quasi con la stessa gestualità) con cui si apre una cerniera lampo.

Si sarebbe ricordata di come avesse tirato fuori quella poltiglia bianchiccia che, aveva scoperto poco dopo lo stravolgimento legislativo, era il feto a 4 settimane. Niente di lontanamente simile a quello che le avevano fatto vedere a quella che si spacciava per una clinica abortiva.

Si sarebbe ricordata di come il viso di Ayanna si era contratto, così simile a quello di un lupo misto ad un serpente, mentre si nutriva di quella poltiglia e beveva gli altri fluidi; e si sarebbe ricordata anche di come il ventre di Ayanna si era gonfiato immediatamente, dandole in tutto e per tutto l’aspetto di una donna incinta.

Alla fine di tutto, aveva richiuso lo squarcio allo stesso modo e con la stessa facilità con cui lo aveva aperto, senza lasciare dolore o cicatrici.

Ashley avrebbe passato diversi giorni a chiedersi cosa esattamente avesse fatto Ayanna, per aiutarla, ma il mero sollievo di essere uscita da quella brutta situazione era abbastanza da indurla a dimenticare la faccenda. Era di nuovo libera di scegliere del suo corpo, e quello era tutto ciò che importava.


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