Il diavolo in persona stava seduto sul suo comodo trono, quando d’un tratto gli venne di pensare Ma quanto tempo è che non visito la serena città di Costantinopoli? Scommetto che è cambiata un sacco! Penso che oggi mi concederò un giro tra i mortali, chi sa che non rimedi qualche bella anima, oggi!
Quindi si mise in tiro, indossò il suo più bel costume da umano, e in uno schiocco di dita e un turbine di fiamme si trovò in un vicolo della serena città di Costantinopoli. Si lustrò un po’ i bottoni e si incamminò.
Costeggiando uno dei canali, gli capitò di sentire un giovane con una rudimentale canna che recitava tra sé e sé -Ho in tasca l’esca ed esco per la pesca, ma il pesce non s’adesca, c’è l’acqua troppo fresca. Convien che la finisca, non prenderò una lisca! Mi metto in tasca l’esca e torno dalla pesca.-
E dunque al diavolo venne in mente un’idea. Avrebbe sfidato il giovinetto in una gara di scioglilingua per la sua anima. Il diavolo ne sa molte, di lingue, possibile mai che un ragazzetto ne sapesse una più del diavolo?
-Filastrocca sciogligrovigli con la lingua ti ci impigli ma poi te la sgrovigli basta che non te la pigli!- disse rivolgendosi al ragazzo -Immagino che tu non possa saperlo, ma scioglilingua ne conosco anch’io. Se ti interessa, farei una scommessa. Se mi batti in una sfida esaudirò un tuo desiderio, ma se perdi la tua anima è il fio.-
Si ritenne soddisfatto della scommessa proposta. L’ultima volta che si era sbilanciato nel giudicare le proprie abilità, un ragazzetto della Georgia si era accaparrato il suo bel violino d’oro. Stavolta avrebbe avuto un po’ di spazio di manovra.
-Voi dovete essere il diavolo, signore. Il mio nome è Joseph. Vi mostrerò cosa so fare!-
E così la sfida ebbe inizio.
I trentini andarono a Trento, si sfidarono tre tigri contro tre tigri, Guglielmo colse la ghiaia dagli scogli, e il roditore ponderò quanti rami di rovere potesse rodere.
Però quando In un pozzo poco cupo si specchiò una volta un lupo, che nel cupo pozzo andò a sbattere di cozzo con un cupo tonfo fioco da smaltire a poco a poco e credette di azzanare un feroce suo compare, ma rimase brutto e cupo il feroce lupo, il diavolo si trovò a corto, e dovette ammettere la sua sconfitta.
Joseph allora chiese al diavolo che egli tessesse le sue lodi sulla pubblica piazza. Egli avrebbe dovuto proclamare, in forma umana indossando un vestito brutto da diavolo, quanto Joseph fosse così bravo con gli scioglilingua e che neppure il diavolo in persona era riuscito a batterlo.
Dovendo dare a Cesare ciò che era suo, il diavolo esaudì il suo desiderio e fece quanto gli era stato detto di fare. Quando Joseph gli disse -Tornate pure se vorrete riprovare, ma ve l’ho dimostrato che sono e sarò sempre il migliore- però, questo lo infastidì alquanto.
Quindi si congedò da Joseph con un bacio, e nel baciarlo gli annodò la lingua in un nodo stretto stretto.
Joseph corse per la piazza tentando di chiedere aiuto, dove il mercante d’aglio tagliava gli agli sul tagliere, ma egli non seppe aiutarlo.
-Forse Pietro potrà proteggerti- suggerì il mercante.
Allora Joseph corse da Pietro, l’arcivescovo di Costantinopoli.
Ma a nulla valse il suo sforzo, constatò sedendo sul muro dove quattro grossi gatti rossi sedevano su quattro rossi sassi: l’arcivescovo di Costantinopoli si era disarcivescoviscostantinopolizzato, e avrebbe dovuto aspettare una settimana intera per la prossima udienza. Quindi s’armò di pazienza.
Nessun commento:
Posta un commento