H 23.00. Procedura di teletrasporto terminata. Avvio protocollo di esplorazione-
PEBA attivò i motori per la locomozione su terreno e iniziò a percorrere il sentiero tracciato dai droidi di ricognizione, come aveva fatto sempre dall’inizio dell’operazione.
Il suo compito era semplice: percorrere il sentiero marcato col suo nome attraverso il paesino, annotare le sue osservazioni e impressioni, suggerire in quali aree espandere i percorsi di esplorazione. Tutto possibilmente senza farsi scorgere dai nativi: i terrestri ancora non erano pronti ad apprendere che una civiltà altamente avanzata interamente composta da robot abitava il sistema planetario vicino, e che li stavano studiando per compilare un protocollo di approccio alle forme di vita organiche mediamente evolute.
Quello che aveva attirato la loro attenzione erano state delle primitive sonde con informazioni e registrazioni provenienti da un luogo sconosciuto. Decifrate le informazioni, erano stati individuati dei segnali che provenivano dalla direzione del pianeta (allo scopo, avevano compreso più tardi, di individuare messaggi dallo spazio), ed era stata avviata un’operazione di studio.
Ben nascosti dalla loro tecnologia, ora i loro esperti passavano innumerevoli ore a decifrare ed analizzare tutti i segnali che percorrevano il pianeta e la rete di satelliti intorno ad esso.
PEBA era addetto, ed anche molto più interessato a dirla tutta, allo studio delle città ed alla loro organizzazione in funzione della vita dei terrestri. Se doveva essere sincero, era spettacolare che i terrestri si fossero adattati a vivere in simili condizioni! Le sezioni dove (a quanto era stato osservato) i terrestri camminavano al riparo dai loro veicoli erano chiaramente difettosi: sezioni pavimentate con materiali differenti, non livellati omogeneamente, i punti di accesso per i terrestri a locomozione differenziata neanche lontanamente sufficienti in numero (e comunque sembra che spesso fossero bloccati da veicoli- Peba sospettava che quello non fosse tanto un difetto organizzativo della città quanto dei terrestri).
Se c’era una cosa che a PEBA piaceva tanto fare, era prendere alcune delle informazioni inserite in archivio dagli esperti in media e comunicazione, e mettere insieme i pezzi con quello che vedeva durante le sue esplorazioni per il sentiero. Quel negozietto chiamato “Barbiere”, sapeva che era un luogo dove i terrestri andavano per modificare le minuscole strutture proteiche che protrudevano da loro; PEBA immaginava che la sensazione di qualcosa che cresceva sopra di te (e se aveva capito bene, partiva da dentro?!) non dovesse essere affatto piacevole... E i terrestri avevano superato questa cosa, e cercavano di dare valore a quelle proteine; se fossero stati robot sarebbe stato più semplice, PEBA credeva sinceramente che fosse da ammirare il modo in cui superavano i problemi che la loro natura gli presentava.
Quella era la sua ultima esplorazione. Dopo diversi mesi di raccolta dati, era stato decretato che c’era bisogno di una analisi più approfondita, magari incrociando le banche dati, se si voleva approntare un protocollo efficace per la comunicazione con le civiltà organiche terrestri. Senza contare che, a basarsi sugli archivi storici recuperati, la specie aveva una spiccata preferenza per la difesa tramite attacco; considerato che utilizzavano questo metodo tra di loro per i motivi più svariati, non era da escludere che avrebbero molto probabilmente usato lo stesso modus operandi anche con una civiltà altamente avanzata interamente composta da robot proveniente da un vicino sistema planetario. Avevano bisogno di evolversi ancora un po', e loro nel frattempo avrebbero terminato di stendere il protocollo per l'approccio.
H 3.00. Operazione di esplorazione terminata. In attesa di teletrasporto-
Durante tutto il tempo in cui i robot avevano condotto i loro studi, gli abitanti del paesino avevano condotto le loro vite in modo per lo più normale. Certo, moltissimi si erano chiesti a cosa servissero quelle tracce colorate marcate “PEBA” che percorrevano il paese in lungo e in largo, ma la maggioranza si era risposta che probabilmente si trattava di un’iniziativa del comune per sistemare i marciapiedi, dal momento che di solito le zone da modificare con lavori stradali erano marcate con colori sgargianti.
Questa spiegazione era plausibile anche perché come al solito erano passati diversi mesi prima che succedesse qualcosa di concreto; quello che successe fu che il comune emanò un comunicato ufficiale per dichiarare che le scritte non erano parte di un’iniziativa comunale per lavori di miglioria stradale, e che avrebbero provveduto a cancellarle quanto prima. Alla fine, le scritte furono lavate via da mesi e mesi di piogge e passeggiate.
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