Sandwich

DISCLAIMER:

Questa storia contiene descrizioni esplicite di atti sessuali

Jason avrebbe dovuto vergognarsi, lo sapeva. Però aveva raggiunto un livello di menefreghismo tale che, sinceramente, non gli importava più nulla di quello che la gente avrebbe potuto pensare di lui.

Ma d’altronde era solo, ingrifato, e senza niente da perdere: era un segreto che sarebbe rimasto tra lui, le quattro mura del suo squallido monolocale, e quel sandwich al pastrami. Una spruzzata di olio d’oliva (extra vergine, ma la pietanza non lo sarebbe rimasta a lungo), e poi si chiuse le due metà del sandwich intorno al membro, lasciando sporgere per bene la testa fuori.

Chiuse gli occhi e cominciò a muovere il panino su e giù, mentre pensava alle forme di Delilah, la showgirl più bella del locale di striptease dove il ragazzo faceva il barista.

Delilah era alta, mora, e piena curve. Si muoveva sui tacchi come se ci fosse nata sopra, e si spogliava per il suo pubblico adorante come se si divertisse un mondo a farlo. E forse si divertiva davvero.

Jason non avrebbe mai trovato il coraggio di parlarle, quindi si accontentava di osservarla dal bar e ad averla nelle sue fantasie. Pensava al momento in cui Delilah si toglieva il misero pezzo di tessuto che passava per slip e si strofinava contro il palo sul palco, e immaginò che il suo pene fosse il palo, e il panino il sesso di Delilah.

Venne prima di quanto non avesse voluto, ma fu soddisfacente.

Jason avrebbe dovuto vergognarsi, ne era sicuro. Però quando si abbassava a questi livelli ripensava ad American Pie, al tizio che si era scopato una torta di mele per capire cosa si provasse a fare l’amore con una donna. E pensava che lui, avendo tenuto la testa del pene fuori dal panino, poteva ancora mangiarselo; quell’idiota la torta aveva dovuto buttarla. E si sentiva un po’ meglio.


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