Dirt

DISCLAIMER:

Questa storia contiene descrizioni esplicite di atti sessuali

Doveva accettare la realtà dei fatti, e la realtà dei fatti era che si era perso.

Damiano, 26 anni e studente di Scienze Naturali, si era inoltrato nel bosco come tante delle altre persone che erano a quella festa perché Michele aveva detto di conoscere un posto bellissimo per guardare le stelle; lui si era distratto un attimo a cercare di capire se quel verso che sentiva fosse un gufo reale oppure un allocco di Lapponia, ed evidentemente era rimasto indietro, nessuno doveva essersi accorto che lui non era più col resto del gruppo.

Quindi ora si trovava sperduto di notte in un bosco che non conosceva. Ora, Damiano non aveva mai frequentato gli scout, ma aveva abbastanza buon senso da capire che muoversi di notte in un territorio sconosciuto non era un’idea saggia; per di più, era abbastanza sicuro che qualcuno avesse aggiunto qualcosa alle bevande. Se lo sentiva.

Per fortuna, in quei boschi non vivevano grossi predatori, al più qualche volpe, ma era già quasi il solstizio d’estate, e c’erano abbastanza tipi di prede in giro che non ci sarebbero state volpi talmente disperate da cercare di mangiare un uomo. Comunque doveva trovare un posto dove sistemarsi a dormire, quantomeno qualcosa che lo riparasse dal vento e da eventuali precipitazioni. Anche se, a dirla tutta, non c’era nessun segno che dovesse arrivare pioggia: Il cielo era terso e la luna crescente si vedeva chiara. Decise che non gli importava poi tanto di essere al riparo dalla pioggia: era già passata la mezzanotte, e il sole sarebbe sorto in poche ore. Si accoccolò tra le radici di un grosso albero che probabilmente aveva passato i cento anni, e chiuse gli occhi.

Qualcuno doveva decisamente aver aggiunto qualcosa alle bevande. Malgrado fosse fermo sentiva il mondo girare e muoversi  come se stesse facendo le capriole a mezz’aria. Poi sentì delle voci. 

Che gli altri stessero tornando alla casa? Da quanto tempo era lì fermo? Damiano non ne aveva idea, ma si alzò barcollando per non rischiare di perdere di nuovo il gruppo. Se scopro chi ha corretto i drink, giuro che lo meno pensò richiudendo gli occhi e appoggiandosi al tronco; la testa gli girava da matti.

Riaprì gli occhi, e scoprì che il gruppo lo aveva raggiunto. Solo che non era il suo gruppo. Davanti a lui si trovavano tre... persone? Voleva pensare ragazze ma non ne era del tutto certo: tutte e tre erano indiscutibilmente belle, con la pelle che brillava di colori sgargianti, indaco, fuchsia e lime. Erano seminude e i loro vestiti sembravano fatti di pelli di animale e foglie varie.

Doveva essere un sogno. Quei colori erano decisamente impossibili per la pelle umana, e di certo gli umani non brillavano di luce propria. Allora perché le sensazioni, il vento, gli odori, erano così vivide? Probabilmente era un effetto di qualsiasi cosa aveva ingerito insieme al punch. Qualunque cosa fosse, ora gli stava facendo fare un sogno lucido.

La più alta delle tre creature, quella con la pelle indaco, si avvicinò a Damiano, i grossi occhi scuri che lo studiavano con curiosità. I suoi capelli erano lunghi e raccolti in tante piccole treccine, e il suo volto picchettato di lentiggini. Damiano non potè che notare che era anche molto muscolosa. 

Un umano! Esclamò rivolgendosi alle altre.

Un umano? Risposero le altre due in coro, le loro vocine piene di sorpresa.

Un umano! Ripetè soddisfatta la creatura indaco. Sorrise a Damiano con una bocca piena di dentini appuntiti.

La creatura con la pelle color lime si alzò in volo e si avvicinò anch’essa a Damiano. Aveva i capelli corti, un taglio pixie, e i suoi occhi erano gialli come quelli di un gatto. Doveva essere alta più o meno quanto lui. Allora sono fate! Pensò Damiano. La fata Lime si librava in aria all’altezza del suo volto, e lo stava... annusando?

È proprio umano! Disse tradendo un’eccitazione molto più profonda di quella che dava a vedere. E odora di buono!

Dovremmo andare. Disse la fata Fuchsia. La sua voce era tremolante, e fissava Damiano come se non avesse mai visto un uomo in vita sua.

Indaco si accostò a Fuchsia cingendole le spalle. Non devi temere gli umani le disse Gli umani sono divertenti!

Lime si aggrappò al braccio di Damiano Devi scusarla gli disse Lei è una fata giovane, nata quando già molti umani si erano dimenticati della brava gente.

Dai, divertiamoci un po’! Disse Indaco con un sorriso malizioso, e prima che Damiano se ne rendesse conto, aveva strappato le vesti di dosso a Fuchsia e l’aveva gettata a terra trattenendola per le spalle.

Lime l’aveva trascinato vicino alle due fate, e poi si era unita a Indaco nel trattenere Fuchsia, tenendole le gambe aperte. Damiano era sgomento.

Coraggio cara sussurrava Indaco a Fuchsia Fidati di noi. Vuoi provare con un umano? Ti divertirai... ed è legge di Titania che ci si diverta nella notte delle sue nozze!

Lime stava accarezzando il sesso di Fuchsia guardando Damiano dritto negli occhi. Coraggio umano lo stava invitando. Damiano sentiva crescere la sua erezione; guardò Fuchsia: era più minuta delle altre due, sembrava una ragazza le cui forme avevano da poco iniziato a svilupparsi. Era pur vero che per le fate “giovane” era un concetto molto relativo, e questo era un sogno... quindi forse non era una cosa tanto disdicevole che si apprestava a fare? Era una fantasia, niente a che fare con la realtà.

Fuchsia lo guardò negli occhi con un’espressione spazientita Allora umano? Non vuoi giocare?

Il cuore di Damiano si alleggerì. Si spogliò, e si distese su di Fuchsia. Indaco la teneva ancora per le braccia,  e Lime si era spostata dietro di Indaco. Entrambe stavano ridendo, pregustandosi lo spettacolo. Damiano affondò dentro Fuchsia: lei era molto bagnata, ma lo stringeva forte. Emise un suono gutturale, quasi animalesco, poi iniziò a muoversi; non ci volle molto prima che raggiungesse l’orgasmo. La sensazione di lei stretta intorno al suo membro, i profumi del bosco e delle tre fate, la visuale di Indaco che baciava Fuchsia mentre lui la prendeva, e Lime che nel frattempo stava prendendo Indaco da dietro... era troppo. Si liberò dentro Fuchsia, ed ebbe bisogno di un momento per riprendersi dall’intensità di quell’orgasmo. Aveva il fiato corto.

Hm... Deludente commentò Fuchsia alzando il sopracciglio. Damiano si sentì offeso, anche se riconosceva che quella non era stata la sua performance migliore. Ora che era venuto, gli sarebbe stat più facile concentrarsi su di lei. Uscì da dentro di lei e si distese per terra tra le sue gambe –Non abbiamo che iniziato- disse fissandola nei suoi grandi occhi viola.

Le mise due dita dentro e iniziò a muoverle, movimenti che non avrebbe mai potuto fare col proprio sesso (anche volendo), e accostando la bocca si dedicò alla clitoride. Fuchsia sapeva di donna, di seme e di fragole, e Damiano aveva smesso di cercare di dare una logica alle cose, voleva godersi il sogno fintanto che fosse durato. Quando lei venne, emise un suono simile a un trillo.

Damiano si mise in ginocchio e si pulì la bocca col dorso della mano. Lime si sollevò da terra e si fiondò su di lui, mandandolo a terra. È il mio turno! disse, e lo baciò con prepotenza prima che lui potesse rispondere. I baci di Lime sapevano di agrumi.

Pazienta un secondo le disse Indaco, e tirò su Damiano, facendolo mettere seduto in modo che la sua schiena poggiasse contro il proprio torace; Damiano notò in quel momento che era decisamente più piatto rispetto a quello delle altre due fate. Poi la sua attenzione fu distolta dal fatto che Indaco aveva cominciato ad accarezzargli il petto e giocare coi suoi capezzoli, mentre Lime gli era montata sopra e ora si stava muovendo con foga. 

Non ricordava che nessuno prima di allora avesse dedicato tanta attenzione ai suoi capezzoli, che ora stava scoprendo essere estremamente ricettivi. Se scopro chi ha corretto i drink, dovrò ricordarmi di ringraziarlo si ritrovò a pensare.

Lime venne, e si sollevò da lui prima che lui avesse finito. –Ehi!- esclamò contrariato –Non è così che si fa! È il mio sogno e io volevo venire dentro di te!-

Fuchsia e Lime lo guardarono perplesse. Non vedeva l’espressione di Indaco, ma anche lei doveva essere rimasta interdetta, perché le sue mani si erano fermate.

Pensi che questo sia un sogno? Gli chiese Indaco. 

-Non è evidente? Perso nel bosco, trovo tre creature soprannaturalmente belle che vogliono fare sesso con me... Questo può essere solo un sogno... Giusto?-

Tu ci percepisci, senti il nostro tocco, i nostri odori e sapori. Questo è strano, per un sogno disse Lime.

-Insolito, ma non impossibile- disse Damiano, cercando ormai di convincere più se stesso che le fate- Devono aver messo qualcosa nelle bevande, alla festa... Sono stato drogato, e questo è un sogno lucido.-

A quel punto Fuchsia si mise a ridere, una di quelle risate piene, sincere e senza malizia di chi aveva appena capito una battuta su cui rimuginava da tempo. Lui è come me! disse Lui non conosce la brava gente per esperienza diretta: per lui esistevamo solo nelle storie! E seguitava a ridere.

Questo ha senso commentò Indaco. Improvvisamente Damiano si sentì estremamente a disagio, e si liberò dalle braccia della fata per allontanarsi un poco. Come se distanziarsi lo aiutasse a cogliere meglio la situazione.

Lime invitò Fuchsia a darsi una calmata, poi si rivolse a Damiano Mettiamo le cose in chiaro, umano: non stai sognando. Io e le mie sorelle siamo reali. Tu sei entrato nel cerchio fatato nella notte del solstizio d’estate, e questo ti ha permesso di entrare nel nostro dominio. Quindi puoi vederci e toccarci.

Damiano ascoltava, confuso. –E per quello che riguarda il sesso? Mi stavate usando?-

Devi perdonarci intervenne Indaco A volte alcuni umani vanno ancora in cerca di noi fate. Abbiamo pensato che tu fossi uno di loro, uno particolarmente fortunato: il solstizio d’estate è una di quelle occasioni in cui il velo tra i nostri mondi si assottiglia e permette il passaggio. Ed è anche una nostra festività che celebriamo praticando l’amore libero.

Avremmo dovuto capire che non potevi essere qui intenzionalmente intervenne Fuchsia

Sei libero di andare, se lo desideri concluse Indaco, accovacciandosi al livello di Damiano.

Damiano chiuse gli occhi e prese un paio di respiri profondi. Okay pensò le fate esistono, io sono capitato per caso nel loro... Regno o qualcosa di simile, oggi è festa nazionale delle fate e celebrano facendo sesso. Sembrava meno assurdo di quanto non fosse. Un equivoco che sarebbe potuto capitare con chiunque. E quando gli sarebbe ricapitato di poter fare festa e amoreggiare con le fate?

-Sarò libero di andare anche una volta finita la festa?- 

Non preoccuparti rispose Lime facendogli l’occhiolino Sei troppo grande per essere scambiato.

Quello non era rassicurante -Avrei bisogno di una risposta più chiara-

Sarai libero di andartene in qualsiasi momento disse Fuchsia Possiamo ritornare a giocare ora?

Damiano sorrise e annuì, contento come una Pasqua –Potremmo riprendere dove eravamo prima?- chiese accostandosi a Indaco.

Indaco lo prese in braccio, e Damiano avvertì il sangue ritornargli di fretta tra le gambe. A quanto pare le donne forti mi eccitano! Chi l’avrebbe detto?

Indaco si sedette poggiando la schiena al grosso albero alla cui base Damiano si era addormentato all’inizio di quella strana serata, e riposizionò come erano seduti prima sollevandolo di peso, e Damiano sentì che qualcosa si stava insinuando tra le sue natiche.

-Uhm... Le fate non sono tutte donne?- 

Uomo, donna, non è un concetto che ha importanza tra noi fate. Perché esiti? Disse Indaco

Damiano deglutì –Non ho mai avuto un’esperienza del genere, ho paura che mi farò male-

Indaco gli stuzzicò l’ano con le dita, e Damiano sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Non sentirai alcun dolore. Ora rilassati, e lasciami fare.

E così Damiano fece un respiro profondo e si abbandonò tra le braccia di Indaco. Si sentì penetrare, e la sensazione di riempimento gli annebbiò la testa e lo lasciò senza fiato. Bravo, così gli sussurrò all’orecchio Indaco, e gli baciò il lobi e il collo, mandando rivoli di piacere per tutto il corpo; poi iniziò a muoversi.

Damiano non era abituato a quel genere di piacere, né tantomeno ai versi che lui stesso stava emettendo. Fuchsia gli si avvicinò e prese in mano il suo membro, poi prese la testa tra le labbra. Lime li guardava con aria compiaciuta mentre infilava le dita dentro Fuchsia.

Damiano venne gemendo rumorosamente, mentre Indaco continuava a muoversi. Lo prendeva e lo prendeva ancora senza pietà. Damiano si perse nel piacere.

Continuarono a giocare per molte ore, poi si addormentarono tenendosi stretti.

Quando si svegliò, era nudo, prono sul terreno e sporco di terra. Il sole era sorto, ma non doveva essere mattino da molto. Si mise seduto, strizzando gli occhi mentre si abituava alla luce. Era stata una notte pazzesca. Cercò e si rimise addosso i vestiti, registrando piano piano tutti i dettagli e le sensazioni. 

Notò che si trovava al centro di un grosso cerchio formato da funghi; senza dubbio quello doveva essere il cerchio a cui si riferiva Lime. Fece mentalmente nota di prestare più attenzione ai funghi durante future passeggiate nei boschi, poi cercò un riferimento per tornare verso la casa della festa e si incamminò.

Nell’aria risuonavano le risate delle tre fate.

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