Spirit

Hai mai sentito parlare della Danza Macabra?

Nell’iconografia tardomedievale viene rappresentata come una danza tra i vivi e i morti, rappresentati da umani e scheletri. Uno dei significati più attribuitigli è quello del memento mori, un promemoria agli uomini che la morte sopraggiunge per tutti, indifferentemente dal ceto, dall’età, dal genere.

Avrai anche sentito parlare del Dia de los muertos, immagino.

Il giorno dei morti, in cui si visitano i sepolcri dei propri cari, in base alla credenza che i loro spiriti tornino dall’aldilà per fare visita ai propri cari ancora in vita, una buona tradizione per le famiglie che vogliono tenere viva la storia della propria famiglia.

Quello che non sai, quello che tutti si sono scordati ormai, è che i due eventi erano in realtà la stessa cosa.

Cosa? Vuoi che ti racconti? Ma certo, abbiamo il tempo. Assicurati solo che la candela non si spenga, per favore.

Temo di non avere memoria delle mie prime danze. Sai, a quel tempo ero ancora una bambina in fasce. 

La prima danza di cui ho memoria.... Non potrò mai dimenticarla. Avevo sei anni, era una notte tranquilla di metà autunno, e il campanile della chiesa aveva da poco iniziato a rintoccare la mezzanotte. Al dodicesimo rintocco, il silenzio. 

Poi le note acri di uno strumento tagliarono l’aria, e fu in quel momento che mio padre entrò in camera mia vestito da festa, con un sorriso sul volto. “Vestiti” mi disse, e una volta che fui vestita mi prese in braccio, e uscimmo di casa insieme alla mia matrigna e il mio fratellastro.

Le strade erano gremite di persone, che uscivano dalle loro dimore e confluivano nella piazza del villaggio; non ricordo di aver mai visto la piazza così popolosa, salvo che durante le feste. I musici cominciarono a intonare una melodia sostenuta, ma dal tono dolce e melanconico, ma nessuno si mosse finché non udimmo un’altra melodia venire in risposta. A quel punto mi voltai nella direzione da cui proveniva l’altra melodia, e fui scioccata di scoprire che partiva dal piccolo camposanto proprio fuori dal villaggio, ma ancora maggiore fu la mia sorpresa nel realizzare che la musica diventava pian piano più forte perché qualunque cosa stesse suonando, si stava avvicinando sempre di più.

Poi arrivarono in piazza: erano scheletri vestiti in abiti eleganti, alcuni simili ai nostri, altri molto diversi, forse più vecchi. I loro musici si unirono ai nostri, armonizzando le loro melodie, che ora suonavano piuttosto allegre, e poi gli altri scheletri iniziarono a infiltrarsi nella folla e a danzare.

Avevo paura, mi strinsi forte a mio padre. “Suvvia, non è così che ci si comporta, guarda chi è tornato a trovarci!” mi disse. E io mi voltai a guardare. Non c’era più un singolo scheletro in piazza, ma moltissime persone dai vestiti eleganti. Una di loro si avvicinò a noi, sorridendo con lo stesso sorriso che vedevo ritratto in una piccola cornice sul comodino di mio padre. Anche i vestiti e i capelli erano acconciati allo stesso modo. Mia madre, morta solo un anno dopo la mia nascita ci strinse in un abbraccio: aveva le mani fredde.

Poi ballammo, e ballammo e ballammo finché non sopraggiunsero i primi accenni dell’alba; le stesse note stridenti tagliarono l’aria di nuovo, e i morti si congedarono da noi per dirigersi nuovamente al camposanto. In cima al campanile, una figura ammantata di nero sedeva e supervisionava, il suo strumento posato di fianco a lei. Quando si fu fatta mattina, aprì due grandi ali dense di piume nere, e se ne andò volando.

Una volta rientrati a casa ci rimettemmo a dormire. Le danze tornavano ogni anno, e piano piano i vivi si univano ai morti. Quando fu sepolto mio padre non ero triste, perché sapevo che lo avrei rivisto durante le danze. Eppure nessuno sembrava ricordare quanto avvenisse durante le danze.

Io invece ricordavo tutto. Avevo imparato a riconoscere i segni di quando sarebbe arrivata la prossima danza. Ogni anno quando il vento del sud cessava, arrivava la prima pioggia, e la notte successiva vedevo la figura nera volare sul campanile e dare il via alle danze.

Lady Morte era sempre lì, e per le ore che trascorrevano dalla mezzanotte all’alba i morti e i vivi accompagnava col suo strumento le nostre melodie, in una conversazione musicale.

Quando conobbi personalmente Lady Morte ero su un podio, legata ad una pira. Sembra che le danze coi morti non fossero un argomento di conversazione che alla gente del villaggio andasse a genio, e così mi bruciarono viva per atti di stregoneria.

Lady Morte sopraggiunse pochi minuti dall’accensione del rogo, le sue grandi ali nere mi sfiorarono i capelli. Nessuno tra la folla sembrava vederla. Mi venne da ridere: forse, dopotutto ero davvero una strega. Di certo le mie risate convinsero loro. Presi la mano che Lady Morte mi porgeva, e volai via con lei.

La candela brucia ancora? Bene. Assicurati di spegnerla solo quando il sole avrà illuminato la stanza. È stato piacevole parlare con te, ma ti prego di fare attenzione: non tutti gli spiriti sono gentili.

Arrivederci, mia cara.

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