Loop

“Over and over and over and over and over,

Like a monkey with a miniature cymbal,

The joy or repetition really is in you.

Under and under and under and under and under,

The spell of repetition really is on you-”

Serena tirò una manata alla sveglia, zittendo una volta per tutte gli Hot Chip.

Si trascinò fuori dal letto, mangiò distrattamente i cereali, andò a lavarsi, e diede un’occhiata al calendario. Era il 20 settembre 2010: quel giorno all’università aveva solo 3 ore di Biologia a partire dalle 13, poi l’incontro del club Bi+ alle 16.30. Questo lasciava ampio spazio in mattinata per finire il ripasso per il quiz pre-lezione in biblioteca, e il resto della serata libera; già pregustava una serata con sushi a domicilio e maratona di Avatar The Last Airbender.

Si avviò per il viale alberato che separava il complesso residenziale degli studenti dal campus principale dell’università. Un pettirosso atterrò sull’erba al margine del sentiero, e Serena pensò deliziata “Riesco quasi a gustare la serotonina che il mio corpo sta producendo. Grazie Pettirosso.”

Superato il parco, si sentì chiamare –Mi scusi signorina, potrebbe aiutarmi un secondo per favore?- una vecchina minuta le stava porgendo il guinzaglio di un anziano Basset-hound con un maglioncino rosso –Devo entrare a cambiare un articolo e non mi lasciano portare dentro Alfredo, ma ho paura che a lasciarlo legato qualcuno possa portarselo via. Lei sembra una ragazza giudiziosa e affidabile, potrebbe tenermelo per qualche minuto?-

Serena diede una rapida occhiata all’orologio: 9.45. “Uuuuuuuuuuuuuhh... Non mi sento troppo preparata per il test di oggi... potrei dire di no?” pensò. Poi incrociò lo sguardo di Alfredo, che stava scodinzolando così forte da farle temere che la coda potesse staccarsi e sembrava persino sorridere sotto tutte le pieghe della pelle –Uhm, certo! Senza problemi, posso tenerle Alfredo per qualche minuto!- 

Trenta minuti dopo la vecchina riemerse dal negozio sorridendo. Serena, dal canto suo, era un po’ impanicata. Erano le 10.15, aveva altri 20 minuti di cammino prima di arrivare alla biblioteca universitaria, quindi sarebbe riuscita a mettersi a ripassare per le 10.45, senza altri intoppi. Non era tantissimo tempo, ma qualcosa poteva fare.

-Oh, ma come sembri contento Alfreduccio bello! La signorina ti ha trattato bene? Grazie moltissime signorina! Non sapevo cosa fare. Ecco, prenda questo piccolo pegno di gratitudine- disse la vecchina, e le mise in mano una spilletta fatta di fili intrecciati a formare dei fiori.

-Uhh.. non c’è di che, è stato un piacere ma ora devo scappare! Arrivederci!- disse Serena, e partì a razzo verso il campus. Erano le 11 quando riuscì a trovare un posto libero in biblioteca. Sospirò e si mise a ripassare, giochicchiando con la spilletta.

Il quiz non andò bene. Serena desiderò non essersi fatta fermare dalla vecchia signora, anche se in realtà sapeva di dover desiderare di aver preso meglio gli appunti alla lezione precedente. Stava rimuginando su questo con la testa sul banco, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua schiena. La sua collega Jessica le sorrise –Ehi, ti ho visto passare in biblioteca prima ma non sono riuscita a fermarti. Se hai avuto difficoltà nel quiz, io e alcuni altri colleghi facciamo gruppo di studio nella sala H13 della biblioteca, ogni mattina prima del quiz di Biologia. Ci passiamo gli appunti, ci spieghiamo a vicenda i punti meno chiari... Alle 10.30, sala H13, se vuoi essere dei nostri la prossima volta.-

-10.30, sala H13. Grazie Jessica... Penso che ci sarò.-

Mentre si stava dirigendo all’aula che ospitava il club Bi+, d’umore ancora un po’ tetro, una persona le venne incontro. Ci volle un secondo, ma riconobbe la sua amica di infanzia, Cassandra.

-Serenaaaa! Sei tu? Oddio è dalle medie che non ci vediamo! Hai tempo per un té? Io ho finito con le lezioni!-

Con l’orologio che marcava le 16.20, decisamente non aveva tempo per il tè –In verità io sto andando all’incontro del mio club.- “Potrei invitarla al club... Sono pronta per fare coming out con lei?... No.”-Magari possiamo fare un’altro giorno!- Si scambiarono i contatti e andarono ognuno per la propria strada. L’incontro del club trascorse piacevolmente tra discussioni sulla natura della bisessualità, e la possibilità di organizzare un evento dedito alla visibilità Bisessuale nel mese del Pride... Probabilmente si sarebbero dovuti appoggiare al club LGBT, che riceveva più fondi per via del maggiore afflusso di studenti, ma il club Bi+ aveva tutto il tempo di pianificare.

Il sushi arrivò a casa con un ritardo di venti minuti sulla consegna prevista “Per fortuna è cibo già freddo” pensò Serena tornando in camera. Il corridoio del piano inferiore a quello del suo appartamento era in subbuglio, probabilmente stavano dando un altro party, come ogni venerdì. Lei non era mai andata a uno di quei party; non che fosse necessario un invito, chiunque poteva presentarsi con una bottiglia di un alcolico random e unirsi alla festa... Solo che non si sentiva abbastanza coraggiosa per andare in mezzo a un gruppo di persone sconosciute, senza nessuna nozione di qualcosa che potesse aiutare a formare dei legami.

Dopo l’intero vassoio di sushi e 6 puntate del libro 1 (Acqua), si mise a letto.

Si addormentò pensando che la giornata sarebbe potuta andare peggio, ma se fosse andata meglio non le sarebbe dispiaciuto.

******

“Over and over and over and over and over,

Like a monkey with a miniature cymbal,

The joy or repetition really is in you.

Under and under and under and under and under,

The spell of repetition really is on you-”

Serena tirò una manata alla sveglia, zittendo una volta per tutte gli Hot Chip.

Si trascinò fuori dal letto, mangiò distrattamente i cereali, andò a lavarsi, e diede un’occhiata al calendario. Era il 20 settembre 2010: quel giorno all’università aveva solo 3 ore di Biologia a partire dalle 13, poi l’incontro del club Bi+ alle 16.30. Questo lasciava ampio spazio in mattinata per finire il ripasso per il quiz pre-lezione in biblioteca, e il resto della serata libera; già pregustava una serata con sushi a domicilio e maratona di Avatar The Last Airbender.

Si avviò per il viale alberato che separava il complesso residenziale degli studenti dal campus principale dell’università. Un pettirosso atterrò sull’erba al margine del sentiero, e Serena pensò deliziata “Riesco quasi a gustare la serotonina che il mio corpo sta producendo. Grazie Pettirosso.”

Poi si fermò due secondi, pensando che qualcosa di quel momento le era curiosamente familiare. D’altronde passava di qui quasi ogni giorno tranne il mercoledì, visto che il mercoledì c’era Statistica, e Statistica si teneva su uno degli edifici distaccati cal campus principale. E gli uccellini la mettevano sempre di buon umore. Era altamente probabile che avesse avuto questo pensiero altre volte.

Si scosse dai suoi pensieri e riprese a percorrere il viale.

Superato il parco, si sentì chiamare –Mi scusi signorina, potrebbe aiutarmi un secondo per favore?- una vecchina minuta le stava porgendo il guinzaglio di un anziano Basset-hound con un maglioncino rosso –Devo entrare a cambiare un articolo e non mi lasciano portare dentro Alfredo, ma ho paura che a lasciarlo legato qualcuno possa portarselo via. Lei sembra una ragazza giudiziosa e affidabile, potrebbe tenermelo per qualche minuto?-

Anche questo momento sembrava di averlo già vissuto. “Déjà vu?” pensò Serena, e diede una rapida occhiata all’orologio: 9.45. “uuuuuuuuuuuuuhh... Non ricordo di aver studiato troppo per il quiz, ma sono un po’ più sicura di... ieri? Cosa sta succedendo?... Potrei dire di no” pensò. Poi incrociò lo sguardo di Alfredo, che stava scodinzolando così forte da farle temere che la coda potesse staccarsi e sembrava persino sorridere sotto tutte le pieghe della pelle, ed ebbe la sensazione che forse poteva permettersi di passare del tempo con quel simpatico cagnolone. Era sicura di averlo già visto, ma forse lo aveva solo visto di sfuggita percorrendo la strada per l’università –Uhm, certo! Senza problemi, posso tenerle Alfredo per qualche minuto!- 

Trenta minuti dopo la vecchina riemerse dal negozio sorridendo. Serena, dal canto suo, era un po’ impanicata. Erano le 10.15, aveva altri 20 minuti di cammino prima di arrivare alla biblioteca universitaria, quindi sarebbe riuscita a mettersi a ripassare per le 10.45, senza altri intoppi. Non era tantissimo tempo, ma qualcosa poteva fare.

-Oh, ma come sembri contento Alfreduccio bello! La signorina ti ha trattato bene? Grazie moltissime signorina! Non sapevo cosa fare. Ecco, prenda questo piccolo pegno di gratitudine- disse la vecchina, e le mise in mano una spilletta fatta di fili intrecciati a formare dei fiori. Dove aveva già visto quel design?

-Uhh.. non c’è di che, è stato un piacere ma ora devo scappare! Arrivederci!- disse Serena, e partì a razzo verso il campus. 

Come previsto, alle 10.40 era già alla biblioteca, e realizzò con orrore che c’era un macello! Ci avrebbe impiegato un po’ a trovare un posto per mettersi a ripassare, quindi si mise subito in marcia. Le aule di studio erano sempre prenotate, e quasi ci passò davanti senza considerarle nemmeno, e poi si ricordò: Jessica e altri colleghi avevano prenotato la sala H13 dalle 10.30 ogni mercoledì, per ripassare in vista del quiz! Magari si sarebbe potuta unire a loro!

“...Ma io con Jessica quando ho parlato di questo? Me lo sono sognato?” Comunque decise di andare a controllare in sala H13, e poco ma sicuro, vide Jessica seduta al tavolo circolare insieme ad altri colleghi della classe di Biologia. Bussò ed entrò.

-Ciao, state ripassando per il quiz di Biologia di oggi? Potrei unirmi a voi?-

-Certo! Marco stava per provare a spiegarci l’argomento. Dice di averlo capito.-

-Magnifico! Grazie!- disse Serena, e si sedette.

Il quiz andò bene. Si mise d’impegno a prendere dei buoni appunti sulla lezione, così da poter contribuire un po’ di più alla seduta di ripasso pre-quiz la settimana successiva. Non ricordava di aver parlato spesso con Jessica, ma era contenta di essersi unita al gruppo di ripasso. –Ci vediamo venerdì prossimo allora, 10.30, stessa sala!-

Era molto soddisfata e di buon umore mentre si stava dirigeva verso l’aula che ospitava il club Bi+. Una persona le venne incontro; ci volle un secondo, ma riconobbe la sua amica di infanzia, Cassandra.

-Serenaaaa! Sei tu? Oddio è dalle medie che non ci vediamo! Hai tempo per un té? Io ho finito con le lezioni!-

Un altro déjà vu? Il pettirosso, la vecchina col cane, il gruppo di studio... E ora questo. Erano troppi perché si trattasse di coincidenze. “Deve essere un segno del destino, magari oggi ha da offrirmi un’opportunità che non ho sfruttato, e mi sta dando l’occasione di rimediare!” pensò.

Con l’orologio che marcava le 16.20, decisamente non aveva tempo per il tè –In verità io sto andando all’incontro del mio club.- “Potrei invitarla al club... Sono pronta per fare coming out con lei?... No.”-Sei libera stasera? Nel mio complesso residenziale c’è sempre qualche party il venerdì!- Magari sarebbe stato divertente.

Si scambiarono i contatti e andarono ognuno per la propria strada, con la promessa di vedersi più tardi e andare insieme al party. L’incontro del club trascorse piacevolmente tra discussioni sulla natura della bisessualità, e la possibilità di organizzare un evento dedito alla visibilità Bisessuale nel mese del Pride... Probabilmente si sarebbero dovuti appoggiare al club LGBT, che riceveva più fondi per via del maggiore afflusso di studenti, ma il club Bi+ aveva tutto il tempo di pianificare.

All’uscita dal meeting si incontrò con Cassandra, e andarono insieme al supermercato a comprare una bottiglia ciascuna di coraggio liquido: per entrare al party non era necessario un invito, ma il B.Y.O.B (Bring Your Own Booze, che ciascuno portasse il proprio alcolico) era molto apprezzato e incoraggiato.

Trascorsa buona parte della serata, Serena era abbastanza pentita di aver proposto il party come luogo per riallacciare i rapporti con Cassandra: c’era troppo rumore, non riusciva a sentire niente di quello che Cassandra diceva ed era sicura che Cassandra sentisse solo il 5% delle cose che lei provava a raccontarle; c’erano troppe persone e troppo poco spazio; non c’era niente di sostanzioso da mangiare e di conseguenza l’alcol le stava andando dritto alla testa; e anche l’alcol non era granché, avrebbe dovuto comprare qualcosa di meno forte, magari con un sapore migliore.

Quello che Cassandra stava bevenvo non sembrava male, aveva un buon profumo –POSSO PROVARE UN PO’ DEL TUO DRINK?- le chiese indicando la bottiglia scura marcata Baileys Irish Cream.

-VUOI PROVARE A BERE QUESTO?- gridò Cassandra agitando la bottiglia –AW, MI SPIACE! HO APPENA BEVUTO L’ULTIMO SORSO!-

Poi Cassandra assunse l’espressione di chi ha appena avuto un’idea geniale. Le si avvicinò, e prima che Serena se ne rendesse conto, la stava baciando. Sentiva il sapore del Baileys, morbido e zuccherato: sapeva di caramello e nocciole. E sentiva anche il calore di Cassandra, che le si era stretta contro mentre la baciava. Si separarono e Serena era senza parole. Era la prima volta che baciava una ragazza, anche se erano diversi anni che si riconosceva come bisessuale, ed era anche la prima volta che si era resa conto di quanto le piacessero le ragazze. E Cassandra, in quel momento, era la persona più bella del mondo, coi suoi capelli biondi mossi a caschetto e il suo vestito rosso.

Restarono a fissarsi in silenzio, entrambe rosse in volto e estremamente confuse. Non si scambiarono altri baci, e dopo un po’ di tempo Cassandra prese l’autobus notturno del campus si diresse verso il suo complesso residenziale.

Serena si stese a letto cercando di rimettere insieme i pezzi della serata. Un messaggio di Cassandra la rassicurò che era arrivata alla sua stanza sana e salva

“Che cosa è successo stasera?... Possiamo rivederci domani per parlarne?” chiedeva

“Certo, fammi sapere quando finisci le lezioni.” le scrisse. Poi si addormentò.

******

“Over and over and over and over and over,

Like a monkey with a miniature cymbal,

The joy or repetition really is in you.

Under and under and under and under and under,

The spell of repetition really is on you-”

Serena tirò una manata alla sveglia, zittendo una volta per tutte gli Hot Chip.

Si sentiva la testa pesante, ieri sera aveva decisamente esagerato. Non avrebbe mai più bevuto sambuca: il sapore di anice era nauseante, e andava decisamente troppo in fretta alla testa. Non sarebbe più andata a uno di quei party.

Il party! Cassandra! Avrebbero dovuto parlare di quello che era successo tra loro al party. Serena era ancora confusa, ma mentre si toccava le labbra, sentì il cuore batterle più in fretta. Era stato solo l’alcol, o era possibile che anche Cassandra fosse bisessuale come lei?

Si trascinò fuori dal letto, mangiò distrattamente i cereali, andò a lavarsi, e diede un’occhiata al calendario. Era... il 20 settembre 2010?

Di nuovo?

Ieri, se si poteva davvero parlare di ieri in questa situazione, aveva preso in considerazione che il giorno si fosse ripetuto per consentirle di fare una certa scelta, ma lo aveva ipotizzato quasi scherzando. Adesso doveva prenderne atto.

Ripassò mentalmente gli eventi del giorno ripetuto: attraversando il viale alberato vedeva un pettirosso e la cosa la rallegrava, poi veniva fermata da una vecchietta a passeggio col cane che le chiedeva di tenerle il cane per una mezz’ora mentre cambiava un articolo in un negozietto. Tenendole il cane, un simpatico Basset-hound di nome Alfredo, guadagnava una spilletta con i fiori come ringraziamento, ma in compenso arrivava più tardi del previsto in biblioteca. Quello però non costituiva un problema, considerato che nella sala studio H13 avrebbe trovato Jessica e un gruppo di altri colleghi e si sarebbe potuta unire a loro per il ripasso del quiz, che sarebbe dunque andato bene a prescindere. D’altronde era due giorni di seguito che ripassava per quello stesso test, per qualche motivo non si riazzeravano anche i suoi ricordi del giorno ripetuto in loop.

Poi dopo Biologia aveva l’incontro con il blub Bi+, e sulla strada incontrava Cassandra, che la invitava per un té. Era interamente possibile che il fulcro del ciclo fosse Cassandra, considerato quello che era successo nelle scorse ripetizioni. Oggi, se di oggi poteva parlarsi considerata la situazione, avrebbe provato un approccio diverso.

Si avviò per il viale alberato che separava il complesso residenziale degli studenti dal campus principale dell’università. Un pettirosso atterrò sull’erba al margine del sentiero, e Serena lanciò nella sua direzione una manciata di semi che aveva preso prima di uscire dal misto semi che usava per le insalate “Questo è anche meglio di quando ti vedevo solo atterrare accanto a me” pensò deliziata guardando l’uccellino banchettare con i semi.

Superato il parco avvistò la vecchina e Alfredo, che stavano giusto puntando verso di lei –Posso aiutarla, signora?- le chiese sorridendo?

-Oh, com’è gentile signorina- rispose la vecchina -Devo entrare a cambiare un articolo e non mi lasciano portare dentro Alfredo, ma ho paura che a lasciarlo legato qualcuno possa portarselo via. Stavo giusto per chiederle... Lei sembra una ragazza giudiziosa e affidabile, potrebbe tenermelo per qualche minuto?-

Come nelle volte precedenti, Serena incrociò lo sguardo di Alfredo, che stava scodinzolando così forte da farle temere che la coda potesse staccarsi e sembrava persino sorridere sotto tutte le pieghe della pelle, e sapeva che non sarebbe stata capace di dire no, anche se fosse stata la prima volta che lo incontrava –Certo! Senza problemi, terrò volentieri Alfredo per qualche minuto!- 

Trenta minuti dopo la vecchina riemerse dal negozio sorridendo. Serena, per una volta, era serena di nome e di fatto. Erano le 10.15, aveva altri 20 minuti di cammino prima di arrivare alla biblioteca universitaria, e lì si sarebbe unita al gruppo di studio di Jessica in sala H13. Aveva tutto il tempo.

-Oh, ma come sembri contento Alfreduccio bello! La signorina ti ha trattato bene? Grazie moltissime signorina! Non sapevo cosa fare. Ecco, prenda questo piccolo pegno di gratitudine- disse la vecchina, e le mise in mano una spilletta fatta di fili intrecciati a formare dei fiori. 

Serena si rese conto che le volte precedenti non si era soffermata molto a guardarla: era una spilla di buon gusto, con colori delicati e ben bilanciati. -È stato davvero un piacere. Ora devo andrare, le auguro una buona giornata! Arrivederci!- disse, e partì a passo spedito verso il campus. 

Arrivò in biblioteca e si diresse subito verso la sala H13. Bussò ed entrò 

-Ciao, state ripassando per il quiz di Biologia di oggi? Potrei unirmi a voi?-

-Certo! Marco stava per provare a spiegarci l’argomento. Dice di averlo capito.-

-Magnifico! Grazie!- disse Serena, e si sedette.

Il quiz andò ancora meglio della volta precedente. Si mise d’impegno a prendere dei buoni appunti sulla lezione, così da poter contribuire bene alla seduta di ripasso pre-quiz la settimana successiva. A fine lezione si congedò da Jessica e dagli altri –Ci vediamo venerdì prossimo allora, 10.30, stessa sala!-

Era molto soddisfata e di buon umore mentre si stava dirigeva verso l’aula che ospitava il club Bi+, tenendo gli occhi bene aperti in cerca di Cassandra. Eccola arrivare, infatti!

-Cassandra? Sei tu? Oh mamma! Non ci si vede dalla scuola media!- esclamò, anticipando la sua amica d’infanzia.

-Serena? Oddio ma sei tu! Hai tempo per un té? Io ho finito con le lezioni!-

Non aveva nemmeno bisogno di guardare l’orologio per sapere che non avrebbe avuto tempo per un té, ma aveva in mente un piano diverso. –In verità l’incontro del mio club sta per iniziare, ma mi piacerebbe trascorrere del tempo insieme. Ti andrebbe stasera? Pensavo di prendere sushi a domicilio e guardare una serie TV...”

“In effetti stasera sono libera! Ci vediamo più tardi allora!” Si scambiarono i contatti esi avviarono ognuna per la propria strada. L’incontro del club trascorse piacevolmente tra discussioni sulla natura della bisessualità, e la possibilità di organizzare un evento dedito alla visibilità Bisessuale nel mese del Pride... Probabilmente si sarebbero dovuti appoggiare al club LGBT, che riceveva più fondi per via del maggiore afflusso di studenti, ma il club Bi+ aveva tutto il tempo di pianificare.

All’uscita dal meeting si incontrò con Cassandra –Ti dispiace se passiamo dal supermercato? Vorrei comprare una cosa”

Comprò una bottiglia di Baileys Irish Cream, e poi si avviarono verso il suo complesso residenziale studentesco.

-Ti piace il Baileys?- le chiese Cassandra. 

-L’ho assaggiato una volta, e mi ricordo che non era male- rispose Serena, sforzandosi di non arrossire al pensiero di quando e come aveva assaggiato il Baileys.

-Ooooh, io adoro il Baileys! Oserei dire che è il mio superalcolico preferito, anche se non è poi tanto forte.

Ordinarono il sushi, passarono il party del piano inferiore, e guardarono un paio di puntate di Avatar The Last Airbender, prima di fare una pausa.

-Senti Serena- disse Cassandra, mentre sorseggiava un bicchierino di Irish Cream -Ho visto che il club che frequenti è il Bi+...-

-Sì?- Serena ebbe un sussulto. 

-Di cosa si tratta? So che si tratta di un sottogruppo della comunità LGBT, ma non ho ben compreso... beh, cosa voglia dire essere Bi-

“Oh” pensò Serena. E glielo spiegò al meglio delle sue possibilità raccontandole la sua esperienza, rispondendo alle domande che la sua amica le poneva.

Alla fine, Cassandra aveva gli occhi lucidi. –Cas? Tutto bene?- 

-Sì, scusa- rispose lei –è da tempo che frequento la comunità, e anche il club, LGBT, ma mi sono sempre sentita un po’fuori posto... Non ero veramente sicura di avere un posto, dal momento che ho provato attrazione sia per ragazzi che per ragazze. Non ne ho mai sentito discutere tanto... Mi sentivo sbagliata- Si asciugò gli occhi con la manica –E ora scopro che un posto per me c’è! Grazie Sere.-

Serena l’abbracciò forte -Grazie a te per esserti fidata di me-

Restarono in silenzio, abbracciandosi, per qualche minuto. Il cuore di Serena stava per saltarle fuori dal petto.

-... Sere?-

-Sì, Cas?-

-Ho una confessione da farti.-

-Dimmi pure-

-In realtà ti ho incrociata già un paio di volte all’università... e credo di essermi presa una cotta per te. Ero così felice quando mi hai rivolto la parola oggi, che credevo di svenire.-

BOOM! Forse il suo cuore era esploso, forse il suo cervello. Serena fu tentata di confessarle la storia della giornata ripetuta in loop, ma non aveva idea di come spiegargliela. Quindi disse –Devo confessarti anche io una cosa: ti avevo intravista anche io più di una volta... stavo solo cercando di trovare il coraggio per confessarti la stessa cosa.-

E risero insieme. Era stata la scelta giusta, pensò Serena tra sé e sé.

Trascorsero la serata parlando dei loro ricordi d’infanzia, del mondo e di tutto il resto, poi Cassandra prese l’autobus notturno del campus si diresse verso il suo complesso residenziale.

Serena attese che l’avvisasse di essere arrivata a casa, e poi si addormentò, pensando a quanto non vedesse l’ora di rivederla domani. Voleva invitarla al club, voleva andare a pattinare sul ghiaccio, voleva prendere quel té che le aveva offerto...

******

“Over and over and over and over and over,

Like a monkey with a miniature cymbal,

The joy or repetition really is in you.

Under and under and under and under and under,

The spell of repetition really is on you-”

Serena tirò una manata alla sveglia, zittendo una volta per tutte gli Hot Chip.

Sorridendo come una scema, si tirò fuori dal letto e andò diritta a controllare il calendario

-COSA?!-

Era il 20 settembre 2010. DI NUOVO.

-Com’è possibile?- l’ultima volta era sicura di aver preso le decisioni giuste... Sospirò. Avrebbe riprovato. In un atto di ribellione, si lavò prima di colazione. Poi si diresse in cucina, e afferrò la scatola dei cereali. Fu a quel punto che notò qualcosa di estremamente inconsueto.

La scatola dei cereali leggeva Time Loops, invece del suo solito Froot Loops, il cereale “alla fruttta” che mangiava ogni giorno da quando era bambina. E al posto del Tucano Sam dai colori improbabili, il testimonial era una fatina dai colori pastello.

-Cos’è questo, uno scherzo?!- Era QUESTO il motivo per cui la giornata si era ripetuta più e più volte?

-Precisamente!- le rispose una vocina acuta, lievemente irritante. La fatina emerse dalla scatola di cereali, che tornò ad essere una normalissima scatola di Froot Loops –Cominciavo a chiedermi quando te ne saresti accorta!- ridacchiò la fatina. 

-E cosa devo fare per spezzare questo ciclo di ripetizione?- chiese Serena, ormai al limite dell’esasperazione.

-Nulla. Ora che te ne sei accorta, penso che andrò a giocare qualche scherzo a qualche altro umano. La giornata di oggi si ripeterà ancora, appunto, oggi, ma poi il tempo riprenderà a scorrere in modo normale. Comunque mi sembra che non ti sia dispiaciuto più di tanto lo scherzo, no?- disse la fatina strizzandole l’occhio. Poi svanì in una nuvola di glitter.

Serena lasciò i cereali, non era ancora pronta a fidarsi della fata. Poi prese un respiro profondo e uscì per riaffrontare la giornata.

“No, in efetti non mi è dispiaciuto più di tanto” pensò.

Si avviò per il viale alberato che separava il complesso residenziale degli studenti dal campus principale dell’università.

Questo titolo è stato adattato in una mini avventura a bivi per il Concorso "I CORTI di Librogame's Land" col titolo "Loops"- classificato 17°.

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