Danza Nuziale

Bastien aveva sognato il giorno delle sue nozze sin da quando era un ragazzino. Sin dalla più tenera età, immaginava di salvare la sua futura sposa dalle grinfie dello spietato mostro che l’aveva chiesta in sacrificio per risparmiare il regno dal suo alito corrosivo, o di irrompere nel salone dove la giusta e dolce principessa era costretta dietro ricatto a sposare l’usurpatore.

Dopo anni di duro addestramento, rigorosa educazione politica, e interminabili lezioni di diplomazia, il re suo padre aveva annunciato pubblicamente il suo imminente fidanzamento con l’erede del regno di Raknos. L’alleanza con Raknos avrebbe reso forti i confini meridionali del regno, che i Raknidi avrebbero protetto con le loro imponenti tele e il loro numero. Un matrimonio politico, né più né meno. Niente eroismo, niente adrenalina.

Ora era lì, nel gran salone del castello della regina Rozer. La delegazione del regno di suo padre, l’intera corte Raknide, e Zelashe, la sua promessa, stavano tutti attendendo la sua mossa.

Trasse un respiro profondo, sollevando le braccia in alto si inchinò, e poi diede l’ordine.

<<Musica, maestro!>>

L’orchestra attaccò una nota prolungata carica di promesse, mentre il principe disegnava dei grossi cerchi coi piedi e con i fianchi. Bastien guardò Zelashe nei grossi occhi che occupavano il centro del suo viso e, come il dignitario Raknide Sevadh aveva raccomandato, ignorò quelli laterali che le punteggiavano le tempie. Agitò i glutei, aprì i grossi e variopinti ventagli piumati che teneva in mano, e si lanciò in una sfrenata danza sulle note del tango.

<<Nella società Raknide>> gli aveva spiegato il dignitario Sevadh, mentre sgambettava in giro per la stanza adibita ad aula per prepararlo alla cerimonia <<a prescindere dalla classe sociale dei promessi, il pretendente si propone alla sua sinthas con una danza.>>

Bastien era ipnotizzato dal modo in cui Sevadh si muoveva; ogni oggetto fragile era stato rimosso per consentire al dignitario di muoversi liberamente su e giù per le pareti se lo avesse desiderato, ma il principe sospettava che fosse stata una cura eccessiva, poiché malgrado l’elevato numero di arti il dignitario si muoveva con una precisione impeccabile.

Bastien accostò il ventaglio di destra a quello di sinistra che teneva ben alzato sopra la testa, poi lo fece scorrere lungo il braccio e lo mosse di fronte al proprio tronco, descrivendo un otto, e lo puntò con decisione verso il basso. Avanzò di due ampie falcate in direzione del trono dove sedeva Zelashe mantenendo la posa delle braccia, prima di far roteare alternatamente entrambi i ventagli di fronte a sè.

<<Ovviamente voi siete sprovvisto di una livrea>> aveva commentato Sevadh con rassegnazione, come se Bastien si fosse rifiutato di svilupparne una anziché esserne naturalmente sprovvisto in quanto essere umano <<quindi, dopo diverse valutazioni, è stato deciso che strumenti simili a questi saranno dei sostituti idonei>>. Bastien aveva osservato i grossi ventagli piumati con un vago sdegno; il posto di simili arnesi era un palco da cabaret del bordello, non certo di una corte reale. <<Avete un’opportunità più unica che rara, che nessun Raknide possiede, in quanto la nostra livrea è un lascito genetico. Vi consiglio di scegliere i vostri colori con cura, maestà. Dovranno essere sgargianti e tenere l’attenzione della principessa. >>

Se Zelashe provava qualcosa guardando la sua performance, non lo dava a vedere. Ma la principessa non distoglieva lo sguardo da Bastien, né lui da lei a meno che il movimento non lo portasse a voltarsi brevemente. Gli stava dedicando tutta la sua attenzione, nel bene o nel male.

Bastien chiuse gli occhi mente piroettava, tenendo i ventagli ben aperti davanti e dietro di sé.

Aveva lavorato con perizia alla preparazione della sua danza di corteggiamento. Consigliato dai migliori coreografi del regno, istruito a dovere da ballerini e danzatori, e ovviamente sottoponendo al vaglio di Sevadh ogni parte. Sevadh gli aveva sconsigliato di distogliere lo sguardo, ma questa era la danza dell’uomo, non del ragno, e Bastien era deciso a usare tutto l’arsenale a sua disposizione.

Era un matrimonio politico, né più né meno. Ma mentre eseguiva i passi che aveva provato centinaia di volte, l’adrenalina scorreva prepotente nelle sue vene. Mentre sosteneva lo sguardo di Zelashe, Bastien sentiva che questo era senza ombra di dubbio il suo momento di eroismo. Non era in gioco solo il destino del suo regno, Bastien stava danzando per la sua stessa vita.

<<Quindi ne va della mia vita?>>

Sevadh aveva annuito con gravitas <<La danza è un modo per dare alla sinthas l’opportunità di valutare il suo pretendente. Stamina, coordinazione, eleganza, forza. Tutto è nella danza. Se la sinthas è soddisfatta, distrugge la livrea del maschio e si procede alle nozze, altrimenti... Beh, se un maschio non fosse all’altezza significherebbe che non sarebbe in grado di generare una progenie forte in grado di sopravvivere, quindi a che servirebbe lasciargli l’opportunità di corteggiare altre?>>

La sequenza finale richiedeva tutta la sua concentrazione. Un salto all’indietro, poi un altro. Plisse, sempre tenendo i ventagli ben aperti e facendoli ondeggiare rapidamente. Poi sequenza di passi, avanzata a zig-zag fino al trono di Zelashe, un ultimo salto all’indietro, poi in ginocchio. Quando la musica fu terminata, Bastien teneva le braccia tese e allargate sopra la testa a reggere i ventagli. La sua danza era finita.

L’intera corte era immobile, in attesa del giudizio della principessa. Bastien cercò di stabilizzare il proprio respiro, il cuore che gli martellava in petto per lo sforzo e per la trepidazione; il corpo gli doleva, ma mantenne i ventagli e il proprio sguardo alzati e con fierezza, come Sevadh gli aveva raccomandato.

Zelashe si alzò dal trono. Il suo tronco umanoide si ergeva sopra l’imponente addome da ragno con eleganza e un pizzico di altezzosità, come si confaceva al suo ruolo d’altronde. Bastien doveva ammettere che, per quanto potesse incutere timore, aveva persino un certo fascino.

Camminava in modo diverso da Sevadh, notò Bastien. Se l’incedere del dignitario era frenetico, tipico di qualcuno abituato a girovagare, il modo di camminare di Zelashe era autorevole e perentorio, ogni movimento eseguito come se fosse stato calcolato in maniera impeccabile per non fare un passo in più né un passo in meno. L’ondeggiarsi alternato delle otto zampe sarebbe stato ipnotico per chiunque il cui destino non fosse appeso quasi letteralmente ad un filo.

La principessa si avvicinò a Bastien tenendo i loro sguardi incatenati, finché non gli fu a poche braccia di distanza. Poi inclinò il viso in diverse direzioni, come se lo stesse studiando attentamente con tutti gli occhi a sua disposizione. La luce dorata del tramonto giocava in maniera bellissima su quei bulbi neri come l’inchiostro, e brillava attraverso quelle ciocche candidi capelli che erano rimaste libere dall’intricata acconciatura che adornava la testa della principessa. 

Bastien deglutì, prese un respiro profondo, quindi seguì l’ultima indicazione che Sevadh gli aveva dato: chiuse gli occhi mentre sporgeva il petto in avanti e allungava il collo per esporre i propri punti vitali e sussurrò <<Sono vostro principessa, se mi vorrete>>.

Il silenzio era assordante. Bastien non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato tra il momento in cui aveva chiuso gli occhi e il momento in cui Zelashe aveva colpito, distruggendo i ventagli con un solo movimento. 

<<Da questo momento mi appartenete>> proclamò Zelashe.

Era fatta.

Questa è una storia speciale per me, perché è la prima che abbia avuto il coraggio di mandare ad una rivista per la pubblicazione. Ahimè, non è stata accettata (motivo per cui mi sento libera di condividerla qui), ma il parere dei redattori è stato molto più positivo di quanto pensassi, quindi non mi scoraggerò e cercherò di continuare a scrivere e migliorarmi! 



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