L’ultima cliente della giornata era una persona che Nellie avrebbe potuto ricordare per sempre.
Alta, allampanata, folti capelli ricci a malapena contenuti da un buffo cappello con due lunghi fili decorativi che si dipartivano da esso. Perché tenere il cappello dentro? Nellie non lo sapeva e in fondo non aveva molta importanza.
Le ricordava un sacco un insetto.
E la sensazione era solo rafforzata dal suo abito, un tailleur verde metallizzato con pencil skirt che divideva nettamente il suo corpo in sezioni, dalle sue gambe e braccia che sembravano quasi troppo lunghe per una persona, e dai suoi occhi grandissimi, che a tratti apparivano appena troppo distanti tra loro ma che tutto sommato trovavano armonia sul suo viso.C’erano state un paio di volte in cui le era sembrato che la pupilla si spostasse esattamente dove lei la stava guardando, come una mantide che una volta aveva trovato nella sua cucina. Le mantidi non avevano vere pupille, le avevano detto una volta, ma a seconda di dove le guardi si forma un cono d’ombra e sembra sempre che ti stiano guardando.
“Buon pomeriggio e benvenuta da Papillon, io sono Nellie e mi prenderò cura di lei oggi” recitò. La presentazione standard era stata un’idea del capo, che faceva di tutto per assicurarsi di cancellare ogni traccia di personalità dal personale. Non sia mai la gente vedesse delle persone invece dei robot per il benessere.
La cliente le aveva consegnato la scheda con i dettagli del trattamento che aveva prenotato con un sorriso. Era impressione sua, o uno dei fili sul cappello si era mosso? Beh, certo, la cliente si era mossa, il filo doveva essersi mosso di conseguenza, ma... solo uno?
“Vedo che abbiamo prenotato manicure e pedicure classiche, vero Signorina Bel...”
“Belle” aveva risposto la cliente “mi chiami Belle”
“Molto bene, Belle” Nellie rispose al sorriso indicando con un ampio gesto la postazione “si accomodi”.
Prese il carrello, riempì la tinozza con acqua appena troppo calda (si sarebbe raffreddata a sufficienza il tempo di fare accomodare la cliente), e prese il book con i colori dello smalto non-permanente a disposizione.
Belle era molto affabile e molto, molto bizzarra. Avrebbe potuto intuirlo dal suo gusto(?) nel vestire, ma anche la scelta dei colori dello smalto era piuttosto peculiare: un grigio scuro per i piedi e un verde molto reminiscente del fango per le mani.
Non importava, il suo lavoro era applicare lo smalto, non giudicare la scelta del colore.
“Mi perdoni, Nellie, ma mi sembra che l’acqua sia un po’ troppo fredda” le aveva detto Belle, e Nellie si era affrettata a controllare la temperatura.
Rimase nel constatare che l’acqua era ancora parecchio calda... E a Belle sembrava fredda? Okay, poteva alzare di poco la temperatura.
“Com’è adesso?” chiese, invitando Belle a testare di nuovo l’acqua.
“Non si può fare più calda ancora?”
“Temo che ad alzare ancora la temperatura lei rischi di ustionarsi, e non posso permettere che succeda” Sal, il proprietario, aveva fatto una scenata disgustosa l’ultima volta che una ragazza aveva fatto l’errore di assecondare una cliente con la temperatura. A sentire lui, il cliente era il messia che tutte loro dovevano servire e riverire, e anche se era stata la cliente a richiedere una temperatura più alta, quando la cliente si era lamentata che l’acqua era troppo calda (solo nelle recensioni), la ragazza aveva ricevuto una lavata di capo come se avesse personalmente scelto di torturare qualcuno versando loro dell’olio bollente da capo a piedi. La ragazza si era dimessa poco tempo dopo.
Nellie avrebbe voluto dimettersi, cambiare aria, dire a Sal quello che pensava di lui... Ma il pensiero di restare disoccupata la tratteneva in maniera potente... Non poteva permetterselo.
“Capisco, e ti ringrazio della tua premura. Allora andrà bene così”, aveva concluso Belle, immergendo i piedi, incredibilmente affusolati e sorprendentemente minuti per una donna della sua statura.
Nellie si era messa al lavoro con diligenza. Rimuovere la pelle morta, voleva aggiungere il nuovo scrub per i piedi per soli 15€? Avrebbe avuto dei piedi morbidissimi per un sacco di tempo! Bene! Idratare, le unghie le voleva tonde o quadrate? A punta? Farò del mio meglio.
Belle aveva sofferto un sacco il solletico mentre Nellie lavorava con la lima di carta vetrata per rimuovere la pelle morta, e di nuovo a Nellie era parso che qualcosa del suo outfit non si comportasse come un normale abito. La giacca del tailleur... Era solo impressione sua, o si era allargato come ad aprirsi da dietro? Ma non era possibile, no?
Tutto il tempo una mosca aveva ronzato intorno a Belle. Nellie si era scusata, purtroppo in estate tendevano ad entrare dalle finestre aperte. Belle si era limitata a scacciarla gentilmente con il dorso della mano e uno sguardo indispettito. Nellie continuò il suo operato.
“Da quanto tempo fai questo lavoro?” Le aveva chiesto Belle mentre lei applicava un gel per ammorbidire le cuticole delle mani.
“Quasi dieci anni”, aveva risposto Nellie. Dio, era davvero passato così tanto tempo, non è vero?
“È quello che hai sempre voluto fare?”
“Non proprio. Era una delle scuole più economiche, e sembrava avesse senso, al tempo... Ora credo di farlo più per abitudine e perché mi servono i soldi”, aveva risposto. Perché si stava aprendo così tanto con una persona sconosciuta così strana e che le mosche sembravano trovare irresistibile? Aveva offerto di prendere la racchetta elettrica, non sia mai la cliente lasciasse una recensione negativa a portata degli occhi di Sal, ma Belle aveva continuato a guardare male le mosche, che si allontanavano per un po’ prima di ritornare a rendere nota la loro presenza “Mio padre è malato, se restassi senza lavoro sarei nei guai”.
“Se potessi fare qualsiasi altra cosa, cosa faresti?”
“L’entomologa” aveva risposto Nellie quasi senza battere ciglio. Gli occhi di Belle avevano luccicato di una luce strana, come se la luce si stesse riflettendo su molteplici parti di esso.
“Il tuo insetto preferito?”
“Credo di non riuscire a sceglierne uno solo... Ma trovo estremamente affascinanti le farfalle della specie Papilio dardanus”
Le femmine di P. dardanus erano incredibili perché si erano adattate per imitare nella forma e nei colori fino a sedici farfalle dal sapore terribile, così da beneficiare della protezione pur essendo dei bocconcini prelibati, in un meccanismo di mimesi noto come mimetismo batesiano.
“Spero di non starti annoiando” si era affrettata a dire Nellie dopo essersi resa conto di quanto stesse parlando.
“Affatto”, aveva ribattuto Belle “Sai, ci sono anche diversi tipi di mosche che si sono adattate per imitare vespe e api, e approfittare della loro fama per scansare il rischio di predazione”
“A te quindi le mosche piacciono?”
“Si potrebbe dire così” aveva concluso Belle, guardando storto la mosca (ma era sempre la stessa?) che si stava di nuovo approcciando.
Con lo smalto su mani e piedi ben asciutto (Nellie odiava le colleghe che non controllavano, si rifletteva male su tutte le altre), Belle si era rimessa le scarpe e aveva stretto calorosamente la mano di Nellie.
“Sei una ragazza in gamba” le aveva detto “E quel Sal è un vero idiota. Vedrò di fare qualcosa al riguardo”
Nellie era rimasta interdetta; non avevano parlato di Sal. E cosa avrebbe potuto fare?
Ma prima che potesse verbalizzare tutto quello che pensava, Belle le aveva riempito la mano di banconote e se ne era andata, seguita da una mosca come da un cane fedele.
*****
Belle Z. Beau aveva premuto il bottone per il plurinterrato, e appena l’ascensore si era addentrato al di sotto della crosta terrestre, aveva dovuto controllare.
Il tailleur si era spaccato nel mezzo, permettendo alle sue ali venose e trasparenti di liberarsi dal peso di quelle elitre posticce, e al suo terzo paio di zampe di dispiegarsi. Era un peccato che quelle fossero dovute rimanere nascoste, anche a loro avrebbe fatto bene un bel trattamento benessere, e all’inferno semplicemente NON se ne trovava uno decente.
Le scarpe si erano divise in due, lasciando che le sue piccole unghie fuoriuscissero dai suoi pretarsi, e il cappello e la testa si fusero in un solo pezzo, consentendo alle sue antenne di riprendere la loro rigidità. Era così difficile manifestare la sua espressività senza di esse.
Ma il suo sollievo più grande lo avvertì quando i suoi occhi ripresero la forma che avrebbero dovuto avere sempre: due grandi occhi rotondi e composti da migliaia di piccoli ommatidi; la semplice visione binoculare degli umani era estremamente restrittiva, ed era forse la cosa più antipatica della trasformazione.
Terminata la sua metamorfosi, Belzebù, la signora delle mosche, osservò come l’operato di Nellie avesse avuto effetto anche sulla sua forma originale: le unghiette che spuntavano dalle zampe pretoraciche e metatoraciche erano ancora brillanti dei colori che aveva scelto (anche se il verde palude forse si confondeva troppo con la sua colorazione naturale), e malgrado non avesse avuto bisogno di fare la muta, lo scrub aveva trovato un modo di lavorare con il suo esoscheletro luccicante. Si sentiva rinata.
Non aveva bisogno di girare troppo la testa per vedere la mosca che ancora le volteggiava intorno.
“Vi avevo intimato di non disturbarmi nel mio giorno libero” disse “Spero per te che sia una questione importante”.
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