Suit

 “L’abito non fa il monaco” è un adagio sentito e risentito, molto comune quando si ha bisogno di sminuire qualcun altro, o si dubita delle reali capacità di qualcuno in un determinato ruolo.

Eppure un buon abito può fare la differenza. La presentazione che qualcuno dà di sé è molto importante, e questo ve lo potrà dire chiunque. Che si tratti di presentare la tesi, di un colloquio per l’assunzione, per una promozione, per un appuntamento galante; in tutti questi casi, quello che vediamo per primo, quello che subito salta all’occhio, è proprio l’abito.

E nella mia modestissima e umilissima opinione quale necroforo, questo vale anche per l’ultima apparizione pubblica che una persona farà mai.

Il più delle volte è il defunto stesso, ovviamente prima della sua dipartita, a scegliere l’ultimo abito che indosserà; di solito si tratta di un completo elegante tipo “giacca camicia e cravatta”, un bel tailleur o vestito per le signore. È interamente possibile che ci sia una qualche specifica su qualche oggetto particolare vada messo addosso alla salma: un anello, una collana e orecchini, un fazzoletto, o qualche altro genere di portafortuna o oggetto che sia stato importante durante la vita del defunto.

Il che non è tanto strano se ci si pensa bene. I faraoni in egitto si facevano seppellire corredati di tutti i loro averi, inclusi gli animali domestici, le loro spose, il loro entourage persino! Con la convinzione che ne avrebbero avuto bisogno nella vita ultraterrena.

Ma torniamo a te, vecchio mio.

Allora, vediamo... Ahiahi! Scusami, sono stata indelicata, e forse anche un po’ frettolosa.

Non so mai cosa pensare quando nel fascicolo della salma vedo che hanno pagato solo per lo stretto indispensabile; a volte, semplicemente, è tutto quello che la famiglia piò permettersi di pagare.

Lo posso anche capire, poveretti. I costi della vita salgono, i salari restano sempre gli stessi, le pensioni diventano sempre più un lusso che una garanzia... Uno potrebbe pensare che almeno nella morte uno si levi tutti questi problemi, ma ovviamente questo significa semplicemente che li passa a qualcun altro, e sono sempre i familiari a dover coprire tutto. 

Altre volte, invece, è tutto quello che la famiglia vuole permettersi di pagare. Questo mi sembra ancora più triste, sai?

Chi eri quando ancora eri in vita? Perché i tuoi familiari vorrebbero pagare il meno possibile per darti l’estremo saluto? Si tratta forse di una di quelle famiglie che, potendo, ti seppellirebbero in un terreno di famiglia, o ti brucerebbero in giardino? Eri forse la pecora nera della famiglia?

Una parte di me non può fare a meno di fantasticare sul tipo di persona su cui sto lavorando, in base alle poche informazioni che posso dedurre dalle disposizioni lasciatemi.

Vestiamoti un po’ e vediamo.

Camicia di cotone bianco trama Oxford, ben stirata e inamidata. Abito antracite scuro di cotone egiziano liscio a trama stretta, uno spacco posteriore, in tre pezzi. Cravatta in tinta unita rosso vermiglio. Sono vestiti vecchi, ma ben curati. Mi sembra improbabile che la tua famiglia stia tenendo le spese funebri al minimo perché ti odiava. Ma vediamo le indicazioni per gli oggetti.

Hmmm... Più ci penso e più mi sembra probabile che semplicemente non ve la steste passando bene.

La tua famiglia mi ha lasciato diversi oggetti con cui adornarti, ma sembra che il loro valore sia più affettivo che economico. Sicuramente questi oggetti sono carichi di ricordi. Che vita avrai avuto?

Beh, ora sei completamente vestito, e composto in maniera sobria nella tua bella bara. La veglia avrà inizio tra pochi minuti, e la tua famiglia è già qui.

Sembrano contenti del lavoro che ho fatto con te, e le lacrime stanno già scorrendo. E non solo quelle di chi è già arrivato. Anche fuori vedo diverse persone con i fazzoletti al viso, tante facce tristi, ma anche diversi sorrisi malinconici.

Sono contenta per te.


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